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giovedì 31 marzo 2011

Casa e ufficio

Il
Il mio lavoro mi ha portato per qualche giorno nella splendida Catania.

In albergo, una decina di piloti dell'aviazione militare danese. Volano sugli F16, come si intuisce dai vistosi stemmi che portano con orgoglio sulle tute di volo. Decollando dalla base di Sigonella, partecipano ai bombardamenti sulla Libia.

Li vedo rientrare dal "lavoro", con le stesse facce e gli stessi atteggiamenti di chi lavora in ufficio o in fabbrica. Immagino che per loro possa essere normale. Ma stento ad accettare che un uomo, pur non vedendo il sangue e i brandelli delle vittime degli ordigni che ha lasciato cadere dall'alto del suo velivolo, possa tornarsene alle normali abitudini di ogni sera. Lavarsi le mani, sedere a tavola...e l'indomani ripartire ancora.

Un assassinio rimane tale, anche se commissionato sulla base di una risoluzione ONU. E sento sempre meno voci che lo ricordino.

Abbiamo accettato il fallimento della diplomazia. L'uso della violenza è divenuto uno strumento politico di uso sempre più comune.

Un caccia che sgancia una bomba può suscitare orgoglio (il caccia è italiano e uccide in Libia), umanitario sdegno (il caccia è libico e uccide in Libia) o indifferenza (il caccia è israeliano e uccide a Gaza).

Non riesco ad accettare come una bomba possa essere così tante cose diverse.

sabato 26 marzo 2011

Sogni d'oro


Qualche settimana fa, io e Iris abbiamo fatto una breve escursione a Montalto, uno dei siti nucleari abortiti sul nascere negli anni Ottanta. E' uno dei probabili siti del nuovo programma nucleare italiano.
In questa foto si vede il bunker dei due reattori che avrebbero dovuto essere realizzati accanto alla attuale Centrale termoelettrica Alessandro Volta. Una centrale di seconda generazione, pagata sino all'ultima lira e che non ha mai ricevuto le barre d'uranio, arrestando il suo sviluppo al posizionamento dei relativi contenitori in acciaio.

Credo che pochi italiani siano consapevoli dell'immenso debito che abbiamo con il popolo giapponese. La disgrazia nipponica è stata di portata tale da non permettere che venisse ridimensionata dal network disinformativo di stato. Una catastrofe tale che nessun Ferrara, nessun Fede, nessun Belpietro possano arrogarsi il diritto di smentire, storpiare, coartare la realtà. E allora è il caso di parlar d'altro. Una moratoria di qualche anno impedirà agli italiani di esprimersi al referendum contro l'ennesimo stupro della volontà popolare.

D'improvviso, l'urgenza energetica del Paese, che pareva irrisolvibile senza reattori nucleari, si è dissolta. E poco importa che il prezzo del petrolio sia schizzato alle stelle in conseguenza della crisi libica. Occorre parlare d'altro. Distrarre il bambinone smemorato. Come col Ponte sullo Stretto. Come sulla "sferzata all'economia". Come sulle tre aliquote Irpef. Come su un milione di posti di lavoro. Come sui tempi della giustizia civile. Come sulla certezza della pena (SIC!).

Occorre aspettare che il bambinone si addormenti, riprenda a ciucciarsi il dito, abbracci l'orsacchiotto e...potremo ricominciare e recuperare il tempo perduto.

giovedì 17 marzo 2011

Italia





Verde Bianco Rosso

La nostra bandiera, la nostra identità, la nostra patria che oggi compie ben 150 anni! Non importa che colore rispecchi di + le nostre idee, in questa giornata di festa nazionale, siamo tutti Italiani.

L'Italia è casa nostra, la dobbiamo respettare, curare, difendere, amare, perchè a noi ha dato tanto e continuerà a darci senza chiede nulla indietro.

Un paese unico, libero e democratico!
Il paese di grandi uomini e grandi donne, di grandi scoperte e di grandi imprese, di infinita cultura e magnifica natura.
Io amo il mio paese e ogni volta che ascolto l'Inno di Mameli mi salgono le lacrime agli occhi e le parole vanno da sè!

Un paese in pericolo ogni giorno ma che strenuamente tira fuori il coraggio e le unghie e combatte, dentro e fuori i confini!

"Cara Italia, perchè giusto o sbagliato che sia questo è il mio paese, con le sue grandi qualità e i suoi grandi difetti" Enzo Biagi

Occhi per sentire





Gli occhi sono la parte di noi con la quale porgiamo la nostra interiorità al mondo.
Attraverso gli occhi noi viviamo, ridiamo, piangiamo, ascoltiamo il mondo.
Sembra strano ma il contatto visivo è quello che più di ogni altra cosa ci lega all'istante a colui che abbiamo dinanzi, a colui che ci stà parlando, a colui che ci stà guardando . . . .

Che cosa affascinante lo sguardo!
Quante cose di noi può rivelare anche se non apriamo bocca, un immensità.
Chi ti parla senza guardarti negli occhi probabilmente o ti stà mentendo o non ha interesse che tu comprenda veramente quello che stà dicendo.

Mi è capitato raramente che qualcuno si sia accorto dei miei occhi, addirittura che ne abbia notato il colore, di sicuro la colpa è della midriasi che ho quasi costantemente! L'iride azzurra spessissimo si riduce ad un cerchietto molto sottile e sembra io abbia degli occhi scuri invece che chiari.
Così quelle pochissime volte non può non sfuggirmi un sorriso notatndo come, spesso improvvisamente, il mio interlocutore rimane fisso a guardarmi, occhi negli occhi.
Occhi scuri, occhi chiari, miopi o presbiti, non importa, tutti belli in egual misura.

Gli occhi della gente, gli occhi delle mamme, gli occhi del proprio amore . . . .

Gli occhi non mentono, dicono sempre la verità, volenti o nolenti.
Che bello poter guardare negli occhi una persona a cui si vuole bene e non avere il bisogno di doverglielo anche dire.

mercoledì 16 marzo 2011

Fukushima


Le notizie da Fukushima prendono forma, minuto dopo minuto.

Un angelo pietrificato, col volto nascosto dall'edera. Un pianto trattenuto con dignità.

E' uno scatto di qualche giorno fa, alla Polveriera.

Oggi, l'alba di una nuova catastrofe nucleare, è un giorno in cui puoi sentire gli angeli piangere.

E a loro dedichiamo questo scatto.

venerdì 11 marzo 2011

Un istante di cielo



Nel volo di questo gabbiano c'è tutta la confidenza col cielo di questi esseri fortunati: l'equilibrio, la frequentazione serena del vuoto, l'abbandono fra le dita del vento.

Trattiene l'azzurro, impalpabile abbraccio del vento tra le piume. Ci ritrova l'appoggio dopo che una folata, che per un attimo lo strattona, lo ha lasciato senza appiglio.
E allora distende le ali, piatte come la corrente calda che ha ritrovato, che lenta risale dal mare. Raccoglie le zampe e abbassa il capo, per rallentare l'ascesa.

Il teleobiettivo mi lancia per pochi secondi alle sue spalle. E per un attimo volo anch'io. E, in questo scatto, porto via un istante di cielo.

mercoledì 9 marzo 2011

Falco tinnunculus



Un incontro casuale, fermato in uno scatto: un gheppio a caccia per la Maremma.

Probabilmente avrà avuto la pancia piena o le ali stanche. Ma ha accettato, rassegnato e guardingo, il mio ronzargli intorno, armato di teleobiettivo.
Arroccato in cima al palo, stava in ascolto del suo istinto, col vento nascosto tra le ali.

Il gheppio fermo a mezz'aria, è un miracolo. E' un volo cui bastano pochi metri di cielo, così impassibile e plastico da meritare l'appellativo comune di volo "a Spirito Santo".
Un pugno di muscoli e ossa leggere, stampato nel cielo. La punta delle ali in un fremito impercettibile e la coda aperta a forbice. Gli occhi appuntati come spilli sulla preda tra l'erba.

Cuori che battono veloci, predatore e preda, a condividere il vento e il bisogno di vita. Attesa lenta, col fiato sospeso.
E quindi un guizzo crudele... e la morte che scaccia la fame.

Vita dalla morte, in un silenzio che è pieno di vento.

Ancora uno scatto, e ...il gheppio sparisce dallo stretto orizzonte della mia reflex.
I miei occhi ritornano nudi. E lui una saetta senza corpo, puro inafferabile movimento.