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sabato 15 ottobre 2011

Questione di fiducia

Stamane, ascoltando il giornale radio, riflettevo su quanto segue:
1 - L'attuale legge elettorale rende possibile l'accesso al parlamento solo mediante nomina diretta da parte della rispettiva segreteria di partito.
2- Siamo alla cinquantasettesima votazione di "fiducia" alla Camera dei Deputati (in altri termini: o votate il provvedimento o si va alle elezioni...)
3- Chi non vota la fiducia, nel caso di nuove elezioni dovrebbe augurarsi di venire ricandidato dal proprio partito...

Siamo già una oligarchia, forse. O una monarchia. E monarchia non vuol essere un doppio senso di cattivo gusto. Giuro.

Da leggere

La sera, a televisore rigorosamente spento, ascoltando New Blood di Peter Gabriel, mi delizio della bella scrittura di Frank Schatzing. Una lettura che arricchisce e diverte, disegnando con tratto leggero il continuum tra chimica, fisica, geologia, biologia...
L'acqua come incubatrice di vita, madre della chimica organica, culla dell'evoluzione.

martedì 24 maggio 2011

Cade la pioggia . . . .

La mia pelle è carta bianca per il tuo racconto,
scrivi tu la fine:
io sono pronto!
Non voglio stare sulla soglia della nostra vita,
guardare che è finita.
Nuvole che passano e scaricano pioggia come sassi,
e a ogni passo noi dimentichiamo i nostri passi,
la strada che noi abbiamo fatto insieme,
gettando sulla pietra il nostro il seme,
a ucciderci a ogni no detto con rabbia.
Gocce di pioggia calda sulla sabbia,
amore,
amore mio,
questa passione, passata come fame ad un leone,
che ha divorato la sua preda e ha abbandonato le ossa agli avooltoi,
tu non ricordi,
ma eravamo noi.
Quei due abbracciati e fermi nella pioggia,
mentre tutti correvano al riparo.
Il nostro amore è come polvere da sparo,
il cuore è solo un battito di cuore,
il lampo illumina senza rumore.
La mia pelle è carta bianca per il tuo racconto,
scrivi tu la fine:
io sono pronto!

lunedì 18 aprile 2011

Orecchiette al pistacchio, radicchio e bottarga

Ecco una delle ultime nostre creazioni ai fornelli:

INGREDIENTI (per due persone)- 150 gr di orecchiette fresche di semola, 200 gr di pistacchi, qualche foglia di radicchio, quattro cucchiani da caffè di bottarga di tonno.

Frullate i pistacchi con un cucchiaio di olio. Preparate un soffritto con cipolla, prezzemolo e trito di capperi e pinoli. Aggiungete le foglie di radicchio tagliate a julienne e la bottarga e lasciate appassire. Miscelate quindi il tutto alla crema di pistacchi e mescolate, aggiungendo di tanto in tanto un cucchiaio di acqua di cottura della pasta.
Cuocete le orecchiette in abbondante acqua poco salata (occhio al sale già presente nella bottarga!). Mantecate le orecchiette al dente con la crema, in padella a fuoco lento ed impiattate, con una spolverata di prezzemolo.

venerdì 15 aprile 2011

Sushi




Abbiamo scoperto questa cucina da poco, o meglio io l'ho scoperta da poco e ho convinto Elrond a seguirmi in questa esperienza.
All'inizio un pò di timore era lecito, quasi dovuto, perchè pensare di mangiare cose crude può lasciare i più interdetti, ma noi siamo sperimentatori da sempre, soprattutto col cibo.

La mia "prima volta" è stata con delle amiche, più per sfida che per vero interesse, e sono rimasta estasiata da quel poco che ho assaggiato.
Così, come ho potuto, ho trascinato Elrond in un noto Ristorante Giapponese della Capitale.

Il locale è molto accogliente ma soprattutto il personale, di ricevimento e di sala, è estremamente attento e gentile, quasi riverente, in tipico stile giapponese. Abbiamo accettato il loro tavolo tipico (leggermente riadattato al fare occidentale, sembra di essere seduti a terra ma in realtà il tavolo è abilmente sollevato!) e abbiamo iniziato a studiare il menù pieno di foto!

Gli ingredienti principali dei piatti erano: salmone, tonno, polpo, granchio, calamaro, pollo, riso, alghe, avocado, cetriolo, carote, germogli di soia.

Che cosa ci aspettavamo?
Niente zuppa di squalo, timballo di medusa o minestra di tritone!!!
Niente di particolarmente strano o esotico. Certo mangiare giapponese a Roma deve equivalere a mangiare italiano a Tokio.
Infatti come altri piatti anche il sushi ha dovuto adattarsi ai gusti alimentari dei paesi in cui si è diffuso, per cui oggi si trovano, in giro per il mondo, tipi di sushi sconosciuti in Giappone composti da capesante, tonno piccante, carne di manzo e di pollo, verdure varie ed anche formaggi. Prendiamo ad esempio il California Roll ( di cui Elrond va letteralmete pazzo!!!) è nato negli Stati Uniti per far accettare l'idea del pesce crudo, in fin dei conti si tratta di un maki con avocado, surimi e cetriolo nel quale lo strato esterno di riso è cosparso di semi di sesamo tostati.

Abbiamo assaggiato di tutto un pò, e nulla ci ha lasciato scontenti.
Fondamentalmente il sushi è cibo a base di riso cotto, condito con aceto di riso, zucchero e sale e combinato con un ripieno o guarnizione di pesce, alghe, vegetali o uova. Il ripieno può essere cotto, crudo o marinato e può essere servito disperso in una ciotola di riso, arrotolato in una striscia di alga, disposto in un rotolo di riso o ancora inserito in una piccola tasca di tofu.

In Giappone la parola "Sushi" si riferisce ad una vasta gamma di cibi preparati con riso, mentre al di fuori del Giappone viene spesso inteso come pesce crudo o come riferimento ad un ristretto genere di cibi giapponesi, come il maki o il nigiri e il sashimi (che in Giappone non è considerato sushi perchè composto solo da pesce crudo).

E' grande la differenza, nel tipo di riso e nel modo in cui viene cucinato, preparato e servito, con il resto del mondo, anche cinese, che usa molto questo alimento nei propri piatti.
Il riso sushi viene preparato con un riso bianco, dolce a grano corto, viene lavato e cotto seguendo una precisa tecnica e successivamente bagnato con aceto di riso nel quale vengono disciolti zucchero e sale e leggermente scaldato.
Il riso usato è la qualità Japonica ed ha una consistenza diversa dalle tipologie di riso mangiate al di fuori del Giappon. I requisiti essenziali sono la coesione dei chicchi e il grado di asciugatura; se è troppo appiccicoso risulterebbe dolciastro, ma se non lo è sufficientemente rimarrebbe troppo secco.

Le cucine del mondo sono così diverse, per sapori, aromi e materie prime, ma di ciascuna, a mio giudizio, varrebbe la pena fare la conoscenza, anche perchè è la via più semplice e divertente per iniziare ad essere un minimo cosmopoliti.

giovedì 31 marzo 2011

Casa e ufficio

Il
Il mio lavoro mi ha portato per qualche giorno nella splendida Catania.

In albergo, una decina di piloti dell'aviazione militare danese. Volano sugli F16, come si intuisce dai vistosi stemmi che portano con orgoglio sulle tute di volo. Decollando dalla base di Sigonella, partecipano ai bombardamenti sulla Libia.

Li vedo rientrare dal "lavoro", con le stesse facce e gli stessi atteggiamenti di chi lavora in ufficio o in fabbrica. Immagino che per loro possa essere normale. Ma stento ad accettare che un uomo, pur non vedendo il sangue e i brandelli delle vittime degli ordigni che ha lasciato cadere dall'alto del suo velivolo, possa tornarsene alle normali abitudini di ogni sera. Lavarsi le mani, sedere a tavola...e l'indomani ripartire ancora.

Un assassinio rimane tale, anche se commissionato sulla base di una risoluzione ONU. E sento sempre meno voci che lo ricordino.

Abbiamo accettato il fallimento della diplomazia. L'uso della violenza è divenuto uno strumento politico di uso sempre più comune.

Un caccia che sgancia una bomba può suscitare orgoglio (il caccia è italiano e uccide in Libia), umanitario sdegno (il caccia è libico e uccide in Libia) o indifferenza (il caccia è israeliano e uccide a Gaza).

Non riesco ad accettare come una bomba possa essere così tante cose diverse.

sabato 26 marzo 2011

Sogni d'oro


Qualche settimana fa, io e Iris abbiamo fatto una breve escursione a Montalto, uno dei siti nucleari abortiti sul nascere negli anni Ottanta. E' uno dei probabili siti del nuovo programma nucleare italiano.
In questa foto si vede il bunker dei due reattori che avrebbero dovuto essere realizzati accanto alla attuale Centrale termoelettrica Alessandro Volta. Una centrale di seconda generazione, pagata sino all'ultima lira e che non ha mai ricevuto le barre d'uranio, arrestando il suo sviluppo al posizionamento dei relativi contenitori in acciaio.

Credo che pochi italiani siano consapevoli dell'immenso debito che abbiamo con il popolo giapponese. La disgrazia nipponica è stata di portata tale da non permettere che venisse ridimensionata dal network disinformativo di stato. Una catastrofe tale che nessun Ferrara, nessun Fede, nessun Belpietro possano arrogarsi il diritto di smentire, storpiare, coartare la realtà. E allora è il caso di parlar d'altro. Una moratoria di qualche anno impedirà agli italiani di esprimersi al referendum contro l'ennesimo stupro della volontà popolare.

D'improvviso, l'urgenza energetica del Paese, che pareva irrisolvibile senza reattori nucleari, si è dissolta. E poco importa che il prezzo del petrolio sia schizzato alle stelle in conseguenza della crisi libica. Occorre parlare d'altro. Distrarre il bambinone smemorato. Come col Ponte sullo Stretto. Come sulla "sferzata all'economia". Come sulle tre aliquote Irpef. Come su un milione di posti di lavoro. Come sui tempi della giustizia civile. Come sulla certezza della pena (SIC!).

Occorre aspettare che il bambinone si addormenti, riprenda a ciucciarsi il dito, abbracci l'orsacchiotto e...potremo ricominciare e recuperare il tempo perduto.

giovedì 17 marzo 2011

Italia





Verde Bianco Rosso

La nostra bandiera, la nostra identità, la nostra patria che oggi compie ben 150 anni! Non importa che colore rispecchi di + le nostre idee, in questa giornata di festa nazionale, siamo tutti Italiani.

L'Italia è casa nostra, la dobbiamo respettare, curare, difendere, amare, perchè a noi ha dato tanto e continuerà a darci senza chiede nulla indietro.

Un paese unico, libero e democratico!
Il paese di grandi uomini e grandi donne, di grandi scoperte e di grandi imprese, di infinita cultura e magnifica natura.
Io amo il mio paese e ogni volta che ascolto l'Inno di Mameli mi salgono le lacrime agli occhi e le parole vanno da sè!

Un paese in pericolo ogni giorno ma che strenuamente tira fuori il coraggio e le unghie e combatte, dentro e fuori i confini!

"Cara Italia, perchè giusto o sbagliato che sia questo è il mio paese, con le sue grandi qualità e i suoi grandi difetti" Enzo Biagi

Occhi per sentire





Gli occhi sono la parte di noi con la quale porgiamo la nostra interiorità al mondo.
Attraverso gli occhi noi viviamo, ridiamo, piangiamo, ascoltiamo il mondo.
Sembra strano ma il contatto visivo è quello che più di ogni altra cosa ci lega all'istante a colui che abbiamo dinanzi, a colui che ci stà parlando, a colui che ci stà guardando . . . .

Che cosa affascinante lo sguardo!
Quante cose di noi può rivelare anche se non apriamo bocca, un immensità.
Chi ti parla senza guardarti negli occhi probabilmente o ti stà mentendo o non ha interesse che tu comprenda veramente quello che stà dicendo.

Mi è capitato raramente che qualcuno si sia accorto dei miei occhi, addirittura che ne abbia notato il colore, di sicuro la colpa è della midriasi che ho quasi costantemente! L'iride azzurra spessissimo si riduce ad un cerchietto molto sottile e sembra io abbia degli occhi scuri invece che chiari.
Così quelle pochissime volte non può non sfuggirmi un sorriso notatndo come, spesso improvvisamente, il mio interlocutore rimane fisso a guardarmi, occhi negli occhi.
Occhi scuri, occhi chiari, miopi o presbiti, non importa, tutti belli in egual misura.

Gli occhi della gente, gli occhi delle mamme, gli occhi del proprio amore . . . .

Gli occhi non mentono, dicono sempre la verità, volenti o nolenti.
Che bello poter guardare negli occhi una persona a cui si vuole bene e non avere il bisogno di doverglielo anche dire.

mercoledì 16 marzo 2011

Fukushima


Le notizie da Fukushima prendono forma, minuto dopo minuto.

Un angelo pietrificato, col volto nascosto dall'edera. Un pianto trattenuto con dignità.

E' uno scatto di qualche giorno fa, alla Polveriera.

Oggi, l'alba di una nuova catastrofe nucleare, è un giorno in cui puoi sentire gli angeli piangere.

E a loro dedichiamo questo scatto.

venerdì 11 marzo 2011

Un istante di cielo



Nel volo di questo gabbiano c'è tutta la confidenza col cielo di questi esseri fortunati: l'equilibrio, la frequentazione serena del vuoto, l'abbandono fra le dita del vento.

Trattiene l'azzurro, impalpabile abbraccio del vento tra le piume. Ci ritrova l'appoggio dopo che una folata, che per un attimo lo strattona, lo ha lasciato senza appiglio.
E allora distende le ali, piatte come la corrente calda che ha ritrovato, che lenta risale dal mare. Raccoglie le zampe e abbassa il capo, per rallentare l'ascesa.

Il teleobiettivo mi lancia per pochi secondi alle sue spalle. E per un attimo volo anch'io. E, in questo scatto, porto via un istante di cielo.

mercoledì 9 marzo 2011

Falco tinnunculus



Un incontro casuale, fermato in uno scatto: un gheppio a caccia per la Maremma.

Probabilmente avrà avuto la pancia piena o le ali stanche. Ma ha accettato, rassegnato e guardingo, il mio ronzargli intorno, armato di teleobiettivo.
Arroccato in cima al palo, stava in ascolto del suo istinto, col vento nascosto tra le ali.

Il gheppio fermo a mezz'aria, è un miracolo. E' un volo cui bastano pochi metri di cielo, così impassibile e plastico da meritare l'appellativo comune di volo "a Spirito Santo".
Un pugno di muscoli e ossa leggere, stampato nel cielo. La punta delle ali in un fremito impercettibile e la coda aperta a forbice. Gli occhi appuntati come spilli sulla preda tra l'erba.

Cuori che battono veloci, predatore e preda, a condividere il vento e il bisogno di vita. Attesa lenta, col fiato sospeso.
E quindi un guizzo crudele... e la morte che scaccia la fame.

Vita dalla morte, in un silenzio che è pieno di vento.

Ancora uno scatto, e ...il gheppio sparisce dallo stretto orizzonte della mia reflex.
I miei occhi ritornano nudi. E lui una saetta senza corpo, puro inafferabile movimento.

sabato 5 marzo 2011

Gli eredi di Malagrotta


Civitavecchia è la sede di un reparto Interforze che, unico in Italia, provvede alla dismissione di armi chimiche. La distruzione di tali orrendi strumenti di morte avviene mediante ossidazione chimica. Ma è intenzione del Ministero della Difesa cambiare tecnica e passare ad un bel inceneritore, capace di incenerire anche rifiuti urbani. A qualche chilometro c'è poi la Centrale termoelettrica di Torre Valdaliga nord, che l'Enel alimenta con carbon fossile, ma che parrebbe capace di funzionare anche con combustibile da rifiuti. Ci manca una bella discarica ed il problema di Malagrotta, destinata a chiudere entro un anno circa, sembrerebbe "bello e risolto", con buona pace degli indigeni.
Del resto è vero che gli abitanti di Civitavecchia hanno dimostrato di accogliere con comoda rassegnazione cinque (CINQUE!) centrali camuffate da una...in una città già destinata a tollerare gli inevitabili scarichi fumosi di decine di navi in transito ogni giorno.

I rumors sono diventati interrogazioni parlamentari ed al Consiglio Regionale.

Siamo alla ricerca delle risposte. Le pubblicheremo e le conserveremo a lungo. Se verranno...

venerdì 4 marzo 2011

Tacchi a spillo . . . . . croce e delizia!



Quando una donna passa davanti ad un negozio d'abiti lancia sempre un occhiata distratta alla vetrina, non potrebbe esimersi dal farlo. Ma quando una donna si trova a passare davanti ad un negozio di scarpe . . . . povero l'uomo che l'accompagna in quel momento!

E' più forte di noi, un richiamo quasi primordiale, che ci porta ad appiccicare il naso alla vetrina, dietro la quale decine e decine di scarpe riposano nell'attesa di essere provate e trasferite nella loro nuova casa! Non possiamo far altro che assecondare questo impulso, questo irrefrenabile desiderio, ed oltrepassare speranzose e felici la soglia di quel mondo meraviglioso che sono i negozi di scarpe.
Ed è in questo preciso momento che per il nostro lui inizia un supplizio che mai e poi mai può immaginare a cosa lo stia conducendo.

Comincia così il vagabondare mistico tra gli scaffali: passiamo dalle scarpe da ginnastica agli stivali, dalle ballerine alle stringate da giorno, ma l'occhio inevitabilmete ci cade là, sulle scarpe col tacco! Non ci serve un altro paio di scarpe col tacco (veramente non ci serve proprio un altro paio di scarpe), ma da quel lato del negozio un richiamo mellifluo ci stordisce quasi, ci obnubila i sensi e ad un tratto siamo senza difese.

Cominciamo a provare scarpe su scarpe; dopo quarantacinque minuti abbiamo percorso la bellezza di 4 km, facendo avanti e indietro tra i vari specchi del negozio per ammirare quelle bellezze che abbiamo ai piedi, intente a verificare comodità, vestibilità e qualità. Intanto al nostro compagno sono spuntati i primi capelli bianchi sulle tempie...

Tacchi alti e meno alti, a stiletto o squadrati, ormai sembriamo delle invasate, e dopo averne provate almeno 35 paia, ancora dubbiose passiamo alla fase successiva, quella più impegnativa: richiediamo l'opinione di un uomo, non di uno qualunque, ma del nostro uomo... che sicuramente ci darà una mano decisiva per la scelta, perchè siamo entrate in quel negozio non più per noi, ma per lui!

Certo!Cosa pensavate, uomini che leggete? Che noi facessimo tanta fatica e tanti km solo per la nostra vanità?
Solo per il senso di appagamento che dà comperare un paio di scarpe nuove col tacco?
Solo per il nostro egocentrismo femminile?
Solo per il nostro sfrontato narcisismo?
Assolutamente no!
Lo facciamo per voi uomini! Per rendervi orgogliosi della bella donna che avete al vostro fianco, curata e ben vestita! Per fare ammirare Voi dagli altri!E che diamine!

O almeno questo è quello che perfidamete e subdolamente vi facciamo credere ogni volta che vi trasciniamo dentro un negozio, soprattutto se di scarpe! Non riuscendo a giustificare il nostro ingiustificabile bisogno di arrivare a quota 200 paia ci inventiamo da generazioni questa frottola. Ma, badate bene, è una frottolina innocente, che fà più male a noi che a voi. . . . In effetti a voi fà un pò più male, precisamente al vostro portafogli. Ogni volta sono colpi almeno da 300 euro!

Ma torniamo dentro il negozio.
Ormai è calato il buio (siamo entrati nel negozio alle ore 15 circa e adesso sono quasi le 18:30!) e siamo alla resa dei conti, anche perchè nel frattempo a quel pover'uomo hanno portato già un thermos di infuso alla valeriana.
La scelta definitiva è su due sole paia, rigorosamente entrambe con un tacco mirabolante. Sembra una sfida all'ultimo sangue, anzi all'ultimo stiletto!
Alla fine vince quella più vistosa, più costosa, dal tacco più alto e soprattutto più scomoda.

Perchè se la scarpa col tacco non è scomoda e non ci fà contare ad una ad una tutte le stelle del firmamento ad ongi passo, noi non la compriamo.
Vincitrici, fiere dell'acquisto e rinfrancate nell'animo usciamo dal negozio trascinandoci dietro il nostro compagno, ridotto ormai ad uno stato semivegetativo...

"Domani è un altro giorno . . . " concludeva un famoso attore hollywoodiano d'altri tempi, ma lui... il giorno appena andato non l'aveva trascorso interamente dentro un negozio di scarpe!!!

giovedì 3 marzo 2011

Santa Maria della Farnesiana


La Farnesiana, nel comune di Allumiere e a circa 7 km dal centro abitato, è un luogo magico. Deve il suo nome ai sacerdoti Farnesiani, che l'ebbero in gestione dal 1590.

Una comoda ma ripida strada asfaltata, che inizia dal cimitero di Allumiere, la rende raggiungibile in poco più di dieci minuti, tanto in bici che in auto. Giunti quasi in fondo alla discesa si trova un bivio sulla sinistra con le indicazioni per l'Agriturismo la Farnesiana.

Una inquietante, cadente chiesa neogotica, della metà dell'Ottocento, si specchia su un laghetto di acque irrigue. E' Santa Maria della Farnesiana. Uno sparuto stormo di cornacchie ne ha fatto il proprio lussuosissimo trespolo. Quiete vacche maremmane badano al prato.

Una stazioncina ferroviaria abbandonata, sulla linea dismessa Civitavecchia - Capranica - Orte, si trova poco più a valle nel silenzio quasi desertico della Maremma laziale. Sembra che un Marchese Guglielmi, senatore del regno e ricco proprietario terriero, sia riuscito a far passare nella zona negli anni Venti la strada ferrata, a lui utile per il commercio del bestiame e del grano. Durante il periodo della proprietà Guglielmi la tenuta arrivò ad ospitare fino a 300 unità, ma si spopolò rapidamente e pressocchè definitivamente dopo la seconda guerra mondiale.

Oggi dell'agriturismo nel casale Guglielmi non troviamo traccia. Padroni del borgo ci appaiono alcuni gatti grassocci, mentre qualcuno parla di una ristrutturazione e trasformazione in albergo rurale a 5 stelle.

Proseguendo verso valle, avendo cura di scegliere giornate asciutte e lontane dalle pioggie si riesce a raggiungere l'antico abitato di Cencelle...ma per quello vi rimandiamo ad un prossimo post.

martedì 1 marzo 2011

Vedette senza voce



Monte Maggiore, nel Comune di Allumiere, 663 metri sul livello del mare. Enormi antenne guardano in basso, oltre l'orizzonte.
Si tratta di quel che rimane di una delle stazioni NATO "ACE HIGH Troposcatter", una rete di radiotelecomunicazioni in VHF, che tra il 1950 ed 1996 ha collegato il fronte orientale della NATO, tra la Norvegia e l'estremo meridionale della Turchia.
Una catena di stazioni radio collegate con radar remoti. Un compito importante: raccogliere per primi i segnali radar dei bombardieri sovietici diretti verso obiettivi nucleari europei.
In altri termini erano le sentinelle avanzate della Guerra Fredda: gli occhi sgranati di un Occidente terrorizzato dal "Pericolo Rosso".
Oggi, Monte Maggiore è stato donato al Comune di Allumiere, che ha coinvolto l'Università Roma Tre e l'Associazione Radioamatori Italiani nella gestione del sito, a scopo sperimentale.
Saremo passati sotto Monte Maggiore chissà quante volte, senza vederle. Oggi è il loro giorno. Un pezzo della storia d'Europa è lassù. E io e Iris passiamo a toccarla con mano e a portarne via poche briciole, tra la memoria e l'obiettivo della nostra reflex.

lunedì 28 febbraio 2011

L'isola di Utrost


Secondo una leggenda norvegese, i cormorani sono le anime dei naufraghi, i cui corpi non sono mai stati recuperati.
Questi marinai sfortunati, vittime del mare che per tanti anni li ha nutriti, verrebbero condotti sull'isola immaginaria di Utrost, dalle verdi colline e dai campi carichi di grano, a sud delle Lofoten.
Il pescatore che avvistasse l'isola e vi rivolgesse la prua, la vedrebbe sparire una volta avvicinatasi al legno della barca, come un miraggio.
Dall'isola di Utrost, le povere anime dei marinai avrebbero modo di tornare a casa in veste, appunto, di cormorani.
Cosa ha portato la tradizione orale delle Nordlands a scegliere proprio i cormorani come traghettatori di anime? Forse la livrea nera, funerea. Forse il volo, basso sulle acque, privo delle geometrie, delle acrobazie giocose di tutte le altre specie capaci di fendere l'aria. Forse la posa plastica che assumono quando asciugano al sole le piume zuppe d'acqua, quasi ad attendere l'abbraccio dei vivi, pianti chissà da quanto.

mercoledì 23 febbraio 2011

Tombolo della Feniglia





E' una delle due "lingue" di sabbia che cingono la laguna di Orbetello, in Provincia di Grosseto. Congiunge Ansedonia a Porto Ercole e rappresenta il limite meridionale della laguna. E' un'oasi naturale ideale per il bird watching, il cicloturismo, o più semplicemente per trascorrere una giornata in riva al mare, lontani dalla folla e dai rumori delle spiaggie più frequentate.

Come arrivare: percorrendo l'Aurelia in direzione Grosseto, superata Capalbio ed imboccato il secondo svincolo per Ansedonia, si percorre un breve tratto di strada Comunale che conduce al mare . Svoltato a sinistra al primo incrocio, si passa sotto un cavalcavia ferroviario, si costeggia un allevamento ittico e, superato il ponte sul canale, si giunge quindi dinanzi al cancello di ingresso all'Oasi.
Percorso un totale di circa due chilometri dall'Aurelia è necessario lasciare l'automobile. In estate è disponibile a tale scopo un ampio parcheggio scoperto a pagamento, mentre in inverno non si hanno difficoltà a sfruttare l'analogo spazio inutilizzato di un Lido, posto al termine della strada.

Cosa vedere: Un lungo rettilineo, in terra battuta e percorribile solo in bici o a piedi, percorre per circa 6 km tutta l'Oasi. Da esso si dipartono una serie di sentieri, che sulla sinistra conducono in spiaggia, mentre sulla destra conducono ad un ulteriore sentiero in sabbia che costeggia la laguna. Lungo quest'ultimo sono presenti numerosi capanni di osservazione.

Cosa portare: da bere e da mangiare (all'interno dell'Oasi non sono presenti fontane o punti ristoro), un binocolo e un teleobiettivo, se si è appassionati di fotografia (le occasioni di fotografare molte specie selvatiche non mancano, ma le distanze richiedono la giusta attrezzatura).

L'escursione in bici (facile per distanze, fondo e la quasi totale assenza di dislivelli) è quella che meglio consente di godere dei tanti angoli deliziosi dell'Oasi. Ad accoglierci abbiamo trovato un nutrito stuolo di daini, i quali hanno tanta confidenza con i turisti da lasciarsi avvicinare e fotografare con relativa facilità.
Costeggiando la Laguna abbiamo poi incontrato fenicotteri rosa, cicogne, aironi bianchi, garzette, cigni ed una infinità di folaghe e germani. La spiaggia invece, a parte qualche nudista solitario, ci ha offerto il silenzio dorato del mare d'inverno in una bella giornata di sole.
Ideale per una domenica di relax nella natura.

lunedì 21 febbraio 2011

Egretta garzetta




Dopo una lunga corte di appostamenti, tentativi col teleobiettivo, acrobazie tra il filo spinato della salina, la nostra amica pennuta ci ha fatto omaggio di un elegante volteggio tra onde e cielo, venendo a passeggiare sulla battigia a un passo da noi... Garzetta vanitosa! Sembra proprio gradisca gli scatti...

domenica 20 febbraio 2011

I "Cavalli Alati" di Tarquinia


Il turista che giunge a Tarquinia lo fa con la mente pronta a visitare le necropoli. Egli si aspetta la discesa nelle camere ipogee, la carezza umida del tufo e quindi gli affreschi. Tra i tantissimi che, ogni anno, giungono nella turrita cittadina dell'alto Lazio, purtroppo non tutti scelgono di completare la visita passando per il Museo Archeologico Nazionale, sito nello splendido palazzo Vitelleschi, al centro del paese.

Chi sceglie di completare la visita con questa deliziosa raccolta di reperti etruschi, viene accolto nella corte del palazzo e di qui lentamente giunge in cima, a godere della superba vista sul mare e la Maremma laziale.
Ma proprio quando la visita sembra volgere al termine, giunge agli occhi la maestosa bellezza dei "Cavalli Alati".

Questo magnifico altorilievo, cui il restauro del 2004 ha restituito una cromaticità emozionante, è considerato il simbolo della città di Tarquinia!

I cavalli sono intagliati nella terracotta con impareggiabile morbidezza e nitida ricchezza di particolari.

Il complesso fu rinvenuto dall'Archeologo Pietro Romanelli nel 1938, durante gli scavi tesi a riportare alla luce la Civita Di Tarquinia. L'opera era però scomposta in più di 100 frammenti! Il lavoro di ricomposizione, opera della studiosa Ingrid Reindell, è stato così amorevole e ben riuscito da aggiungere un pizzico di magia alla già grandiosa fattura dei "Cavalli Alati". Un oggetto magico, che nella sua fragilità trasporta nei millenni lo spirito di chi lo ha plasmato.

Questa grande lastra di terracotta decorava il frontone del tempio detto "l'Ara della Regina" ed era applicata alla testata di uno dei travi portanti. Trascinava probabilmente una biga alla cui guida era una divinità, andata però irrimediabilmente perduta nei secoli.

E' sicuramente il pezzo più pregiato e affascinante del Museo. La sensazione di vederli all'improvviso spiccare il volo e librarsi in aria, abbandonando la statica parete sulla quale sono intrappolati, rimane impressa ed indelebile nei nostri ricordi!

Dai due animali traspare un tale senso di libertà! Chi è già stato a Tarquinia e non ha avuto modo di portare con sè, nella memoria, quest'inatteso attimo di eternità ha senza dubbio un ottimo motivo per tornare nella splendida cittadina della Tuscia!

sabato 19 febbraio 2011

Arance e basilico

In questi giorni io e Iris stiamo preparando una nostra variante del liquore al basilico.

Ingredienti: 40 foglie di basilico ben lavate e asciugate, 500 ml di alcool etilico, la buccia di un'arancia non trattata, 500 ml di acqua, 300 gr di zucchero.

Procedimento
: Ponete le foglie, le bucce d'arancia e l'alcool in un contenitore ermetico. Abbiate cura di mantenere le bucce e le foglie sempre in immersione, rigirando periodicamente, e di mantenere il tutto al buio per venti giorni.
Trascorso tale periodo preparate lo sciroppo. Per far ciò scaldate l'acqua senza portarla ad ebollizione e sciogliete lo zucchero. Lasciate raffreddare e miscelate all'alcool, privato delle foglie e delle bucce e filtrato. Lasciate riposare per un altro mese e...consumate con moderazione!

Pregi: è un ottimo digestivo, dal sapore estremamente delicato.
Varianti: aumentando la percentuale di sciroppo si può ottenere una variante meno alcoolica e più simile ad un rosolio.

Iris!


E' la prima volta per me da blogger . . . . spero quindi siate comprensivi e vi piacciano le mie cose e i miei scritti!
Vediamo un pò . . . . da dove si inizia di solito? Ah si, dal principio!
La vita sembra ogni giorno riservarci eventi, esperienze e incontri che sembrano fortuiti . . . . . e invece non lo sono!
Da un anno a questa parte molte cose sono successe, le priorità sono cambiate e le persone prima vicine sono diventate lontane, spesso non per mia volontà!!
Ma andare avanti senza rimpianti mi sembra una cosa saggia, perchè la vita non è mai come ce la aspettiamo, come ce la immaginiamo, spesso è semplicemente . . . . .
molto di più!

Che succede nel Mar Rosso?

Nelle ultime settimane mi è capitato di leggere una serie di notizie, che se incrociate potrebbero delineare un quadro veramente preoccupante.

A giugno scorso la portaerei nucleare americana USS Harry S.Truman, assieme ad undici altre unità militari statunitensi aveva attraversato il Canale di Suez per raggiungere il Mar Rosso. Ufficialmente si sarebbe trattato di una missione necessaria a garantire ulteriore copertura aerea alle truppe dislocate in Afghanistan.

Ad ottobre 2010 un'altra portaerei statunitense, la USS Abraham Lincoln, era andata ad aggiungersi alla flotta dislocata nel Mar Rosso. Qualcosa inizia a suonar strano...

Nel frattempo scoppia la rivolta in Tunisia ed in Egitto, ed una Task Force composta da oltre duemila Marines, una unità portaelicotteri progettata per le operazioni di invasione via mare (USS Kearsarge) ed un sommergibile per operazioni speciali si posizionano in pieno Canale di Suez.

Quest'ultima operazione sembra legata al fatto che l'Egitto potrebbe non essere ritenuto affidabile nella operazione di "blindatura" del Canale, di consueto affidata alle truppe di casa ad ogni passaggio di unità militari statunitensi. Ed infatti, come se non bastasse, una terza portaerei nucleare statunitense, la USS Enterprise fa il suo ingresso due giorni addietro nel Mar Rosso. Sembra che a breve una quarta portaerei nucleare, questa volta la francese De Gaulle, stia per aggiungersi a questo raduno internazionale...

A questo punto una fregata iraniana e la sua nave appoggio chiedono di attraversare il Canale di Suez in direzione opposta, ossia con destinazione Mediterraneo. L'Iran prova a minacciare indirettamente possibili ritorsioni ad un eventuale attacco? Ovviamente solo quest'ultima notizia riceve eco su tutti i mass media e viene additata come una "provocazione".

Teniamo traccia delle poche informazioni che filtrano e cerchiamo insieme di comporre il puzzle. Ben tre delle undici portaerei nucleari statunitensi si muovono verso il Mar Rosso. Teniamo occhi ed orecchie ben aperti...

Torrevaldaliga nord


Nel 2003 il Ministero delle Attività Produttive, autorizzando la riconversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord, ha imposto all'Enel la realizzazione di un’area boschiva dell’estensione di circa 40 ettari, quale opera compensativa. Tale parco avrebbe dovuto prendere il nome di “Parco dei Serbatoi”, in quanto da realizzarsi sull'area occupata dai serbatoi del combustibile liquido, ormai non più utilizzati (circa 119.000 metri quadri).
Nel parere di Valutazione di Impatto Ambientale 680/2003, si stabiliva che si sarebbe dovuto procedere con “modalità atte ad anticipare almeno parte della loro realizzazione prima della chiusura del cantiere della centrale“.
Nonostante tutto ciò, ad oggi il Parco dei Serbatoi ha il tragico aspetto di uno specchietto per le allodole...

Il Sindaco di Civitavecchia, Gianni Moscherini, ha però richiesto in una nota (49383 del 21/09/09) “di soprassedere alla realizzazione di quanto previsto...facendo presente la volontà dello scrivente Comune di farsi carico dell’individuazione di una soluzione alternativa, finanziabile con il contributo ENEL, da sottoporre a nuova approvazione delle amministrazioni in indirizzo”.

Cosa c'è nelle priorità del Sindaco Moscherini?

40 ettari di bosco neutralizzano almeno 240 tonnellate di anidride carbonica in un anno, a fronte degli oltre 10 milioni di tonnellate annue che la centrale immetterà nella nostra aria.

Firma anche tu la petizione popolare. .

Benvenuti


Ai vecchi amici di "D'anima d'acqua e di respiro", ai nuovi ospiti ed ai curiosi.

Come presentare questo progetto?

Non è facile. Un idea in divenire, un diario, un contenitore di foto, pensieri, ricette, luoghi, opinioni.

Una traccia delle emozioni e del tempo che scorre.

Un album privato, ma che vuol essere condiviso.
Un diario a quattro mani: le mie e quelle della mia compagna.

I nostri nick sono Elrond ed Iris. Ci saranno post solo miei, post solo di Iris e post scritti a quattro mani.

A breve inoltre "D'anima d'acqua e di respiro" verrà chiuso e il suo contenuto in parte ospitato qui.

Buona lettura.
E grazie di quanto vorrete condividere con noi.